IMPORTO TEOLOGICO DELLA NARRAZIONE DELLA DONNA SIROFENICIA

IMPORTO TEOLOGICO DELLA NARRAZIONE DELLA DONNA SIROFENICIA (Mc 7,24-30) NEL CONTESTO LETTERARIO DEL VANGELO DI MARCO

Nel racconto di Marco in cui l’evangelista presenta l’incontro tra Gesù e la donna sirofenicia (cananea in Mt 15,21-28) e la guarigione (o meglio: l’esorcismo)[1] della figlia di questa donna (Mc 7,24-30), troviamo almeno tre temi importanti di tutto il vangelo di Marco: la missione di Gesù, in questo caso nel territorio pagano[2]; la questione cristologica dell’identità di Gesù; il tema della signoria di Dio esercitata attraverso i miracoli compiuti da Gesù. Quest’articolo tratterà del contesto della pericope: prima ci occuperemo del contesto immediato e, in seguito, della posizione  e della funzione della pericope nella struttura dell’intero vangelo. Così vedremo l’importo della narrazione della donna sirofenicia nel pensiero teologico di Marco. Queste analisi verranno presentate dopo aver stabilito la struttura dell’intera opera marciana.

1. LA STRUTTURA DEL VANGELO DI MARCO

Per spiegare i legami della nostra pericope con il contesto, sia quello immediato, sia con tutto il vangelo di Marco, dobbiamo tenere presente la struttura dell’intera opera marciana. Proponiamo come base delle nostre considerazioni di assumere la struttura seguente[3]:

1,1-13 – Introduzione

1,14-8,26 – I: L’attività di Gesù in Galilea

8,27-16,8 – II: Passione, morte e resurrezione di Gesù a Gerusalemme

16,9-20 – Appendice canonica

La prima parte del vangelo può essere suddivisa in tre sottosezioni:

1,14-3,6 – L’inizio dell’attività ed i primi scontri

3,7-6,6a – Grande discorso e grandi opere di Gesù

6,6b-8,26 – La sezione dei pani

Anche la seconda parte si compone da tre sottosezioni:

8,27-10,52 – Il cammino verso Gerusalemme

11,1-13,37 – L’attività a Gerusalemme

14,1-16,8 – Passione, morte e resurrezione

Ora possiamo proseguire con la spiegazione dell’inserimento del nostro brano nel suo contesto immediato e della sua posizione e funzione nella struttura del vangelo di Marco.

2. IL CONTESTO IMMEDIATO DI Mc 7,24-30

Per spiegare le modificazioni che la nostra pericope riceve dalle pericopi vicine dobbiamo esaminare il contesto immediato di Mc 7,24-30. Nella luce del contenuto dei brani precedenti e seguenti possiamo cogliere meglio il messaggio del racconto della donna sirofenicia.

La pericope della donna sirofenicia si trova nella prima parte del vangelo di Marco (1,14-8,26), che è suddivisa in tre sezioni. Ciascuna di queste sezioni comincia con un sommario (1,14-15; 3,7-12; 6,6b). Dopo i sommari seguono sempre le pericopi riguardanti i discepoli di Gesù (1,16-20; 3,13-19; 6,7-13). Ogni sezione finisce con un brano che tratta dell’incomprensione dell’insegnamento di Gesù o del rifiuto della sua persona (3,1-6; 6,1-6a; 8,14-21). Il nostro brano si colloca nella terza sezione (6,6b-8,26) della prima parte del vangelo. Questa cosiddetta “sezione dei pani” costituisce il contesto vicino del nostro brano. La traccia caratteristica di questa unità è il motivo del “pane”, che appare qui 18 volte[4]. La sezione trova la sua unità nel fatto che Gesù viene descritto in costante spostamento attraverso il lago di Tiberiade (cf. 6,32.45.47-53; 8,10.13-22)[5].

Sulla base dei cambiamenti dei luoghi, delle persone e delle tematiche, possiamo proporre la suddivisione di questa sezione. In 6,6b abbiamo un sommario dell’attività di Gesù. Il brano successivo: 6, 7-13 parla della missione dei Dodici, che sono stati inviati a due a due da Gesù. Qui per la prima volta nella sezione appare il motivo del “pane” (v.8). In Mc 6,14-29 si nota il cambiamento dei personaggi: sulla scena entra il re Erode. Nella prima parte (6,14-16) del brano su Erode ritorna il tema principale dell’intera opera marciana: chi è Gesù?  La seconda parte di questo brano racconta l’esecuzione di Giovanni Battista (6,17-29). Con il v.30 si nota il cambiamento del luogo, delle persone e della tematica[6]; l’evangelista presenta un racconto della prima moltiplicazione dei pani (6,30-44). Nella pericope il motivo dei pani ricorre 5 volte (v.37; v.38; 2 volte nel v.41;  v.44). Nella pericope seguente di nuovo cambia il luogo: i discepoli di Gesù salgono sulla barca per recarsi all’altra riva, mentre Gesù stesso li raggiunge camminando sulle acque (6,45-52). La pericope finisce con la menzione dei pani (v.52). Questa pericope viene seguita dal racconto delle guarigioni nel paese di Genesaret (6,53-56); di nuovo, dunque, cambia la collocazione dell’evento. Il capitolo 7 comincia con la discussione di Gesù con i farisei e gli scribi sulla purezza (7,1-23). Subito dopo questo brano segue il nostro brano (7,24-30).

Il brano di Mc 7,1-23 che parla delle tradizioni farisaiche e contiene l’insegnamento di Gesù sulla purezza rituale, costituisce il contesto immediato della nostra pericope. Nel brano Mc 7,1-23 possiamo distinguere due parti: la prima (vv. 1-16) è diretta contro il legalismo ebraico, la seconda (ww. 17-23) contiene l’insegnamento di Gesù rivolto ai discepoli. Il motivo di “pane” ritorna nella prima parte due volte (v.5). Il legame del nostro brano (Mc 7,24-30) con la pericope precedente (Mc 7,1-23) viene creato, anche se non in maniera rigorosa, per l’uso della preposizione spaziale  [7]. Poi ci sono diversi indizi che creano un legame tra il brano esaminato con l’intera sezione di Mc 6,6b-8,26. Possiamo collegare la menzione di “prendere il pane” (v. 27)[8] con la stessa espressione nei racconti della moltiplicazione del pane (cf. 6,41 e 8,6) e la menzione dei figli che si saziano (v. 27) con le folle che mangiavano e si sono saziate (cf. 6,42; 8,4.8)[9].

La pericope della donna sirofenicia, che parla del rivolgersi di Gesù ai pagani, può essere intesa come un contrasto con il discorso contro il legalismo (7,1-16). Entrambi i brani sono tenuti uniti dall’insegnamento impartito ai discepoli (7,17-23). In questa prospettiva vengono capovolte le tradizionali idee ebraiche di “puro” ed “impuro”[10]. Come prima Gesù ha cancellato la distinzione tra il cibo puro ed impuro, così ora cancella la distinzione tra le persone pure (giudei) e impure (pagani)[11]. Dopo aver insegnato il nuovo concetto di purità, ne da’ una dimostrazione pratica[12].

La collocazione della nostra pericope dopo l’insegnamento sul cibo puro e impuro nella tradizione giudaica può essere causato da ragioni storiche. Probabilmente l’abbandono della legge del cibo da parte dei giudeo-cristiani aveva aperto le loro case ai gentili. Questo fatto potrebbe trovare il suo riflesso nella composizione del vangelo: Marco collega la pericope che parla della legge del cibo con l’attività di Gesù nella regione pagana[13].

La pericope della donna sirofenicia viene seguita dal racconto della guarigione di un sordomuto (7,31-37). Il collegamento fra i due brani non consiste solo nel fatto che in entrambi i casi si tratta della guarigione, ma anche nella menzione di Tiro (7,31). Comune è anche l’idea che la fama di Gesù era molto diffusa (7,36); quest’idea è presente indirettamente nell’affermazione che Gesù non poteva rimanere nascosto, perché la Sirofenicia subito ha saputo della sua presenza e si è presentata davanti a Lui (7,24-25)[14].

Nella seconda moltiplicazione (8,1-10) di nuovo ritorna il motivo dei “pani” (v.4; v.5; v.6). Dopo lo spostamento di Gesù e dei suoi discepoli sulla barca (8,10) di nuovo appaiono i farisei; questa volta l’evangelista presenta la discussione di Gesù con loro, riguardante un segno dal cielo (8,11-13). Di seguito abbiamo la menzione del successivo spostamento di Gesù e dei discepoli sulla barca (8,13), e l’insegnamento sul lievito dei farisei e di Erode (8,14-21); esso è infatti l’insegnamento del pane (v.14; v.16; v.17). Il racconto della guarigione di un cieco a Betsaida (8,22-26) conclude la prima parte dell’opera marciana.

Diversi indizi collegano la pericope della donna sirofenicia con tutta la sezione. Abbiamo già evidenziato le occorrenze del termine “pane” ed il legame del nostro brano con i brani più vicini: sia con la discussione con i farisei e gli scribi insieme all’insegnamento sul puro e sull’impuro (7,1-23), sia con il racconto della guarigione di un sordomuto (7,31-37). Gli altri indizi che uniscono il nostro brano con la sezione intera sono i seguenti: la menzione di una casa (6,10; 7,17; 8,3.26), il tema della guarigione (6,13.53-56; 7,31-37; 8,22-26), la menzione degli spiriti immondi (6,7.13), il frequente motivo del dialogo di Gesù con le altre persone (sia con i suoi avversari, sia con i discepoli, sia con le persone che vengono guarite).

Speciale attenzione attira il legame che unisce la nostra pericope con i racconti della moltiplicazione dei pani (6,30-44; 8,1-10). Abbiamo già menzionato il collegamento tra i tre brani attraverso l’espressione „prendere il pane” (6,41; 7,27; 8,6) e per mezzo dell’uso del verbo cortasqh/nai (6,42; 7,27; 8,4.8). Aggiungiamo anche la nota della ripresa del verbo „mangiare” (6,31.36.37.42.44; 7,28; 8,1.2.8). Si può affermare che l’intenzione dell’evangelista era quella di mostrare che la prima moltiplicazione dei pani (6,30-44) era un segno innanzitutto per i giudei, la seconda invece (8,1-10) per la gente d’origine pagana[15]. Così la posizione della nostra pericope assume la funzione intermedia: attraverso la ripresa degli stessi termini crea un passaggio tra l’idea della salvezza offerta agli ebrei e ai pagani[16]. Tutti e tre i brani sono segnati anche dalla mancanza della descrizione esatta di come avviene il miracolo: nel caso della donna sirofenicia abbiamo la guarigione a distanza, nel caso delle moltiplicazioni, invece, il resoconto del miracolo è solamente indiretto. Da questo fatto risulta che l’evangelista voglia mettere in risalto il significato simbolico dei miracoli avvenuti[17]. Questo significato simbolico oscilla attorno al dono della salvezza ai pagani[18].

Si deve notare che in tutta la sezione è presente la questione centrale del vangelo di Marco, che consiste nella domanda: “Chi è Gesù?”. Già nella parte antecedente dell’incontro con la donna sirofenicia (6,6b-7,23) l’evangelista presenta una progressiva rivelazione della persona di Gesù. Nella sezione riguardante Erode (6,14-29) porge la domanda sull’identità di Gesù, riportando le diverse opinioni, che indicano sia Giovanni il Battista, sia Elia, sia un profeta (cf. 6,14-16). Nella prima moltiplicazione dei pani (6,30-44) Gesù viene presentato come un Maestro che insegna alle folle e, indirettamente, come un pastore (6,34). Lo stesso evento identifica Gesù come un taumaturgo che possiede il potere sopra la natura. Il fatto che Gesù dà da mangiare alle folle affamate (e gli altri miracoli che compie) dimostra la sua benevolenza verso gli uomini. La domanda sull’identità di Gesù è sottintesa nello stupore dei discepoli che vedono il loro Maestro camminare sulle acque ed il vento cessare (cf. 6,51). La loro incomprensione riguarda non solo questo fenomeno, ma anche “il fatto dei pani” (cf. 6,52). Attraverso le sue opere nel paese di Genesaret Gesù si dimostra un guaritore con grande compassione verso i malati e i sofferenti (6,53). Nella pericope susseguente Marco presenta la persona di Gesù come un autorevole interpretatore della legge (7,1-23), anche se non è capito dai suoi discepoli (cf. 7,17). La madre tormentata della figlia posseduta dal demonio riconosce Gesù come “Signore” (7,28).

Anche nella parte seguente la pericope della Sirofenicia (7,31-8,26) l’evangelista Marco continua a rivelare l’identità di Gesù. Lo stupore della gente dopo la guarigione di un sordomuto sottintende indirettamente la domanda sull’identità di colui che compie le opere così grandi (cf. 7,37). La risposta a quella domanda è ricercata anche dai farisei che chiedono Gesù di mostrare loro un segno dal cielo (8,11). Il brano che parla del lievito dei farisei e di Erode (8,14-21) presenta di nuovo l’incomprensione della persona di Gesù e della sua missione da parte dei discepoli. L’ultima pericope della sezione, la guarigione di un cieco a Betsaida (8,22-26), prepara simbolicamente la confessione di Pietro a Cesarea di Filippo (8,27-30), che costituisce terminus ad quem della prima parte del vangelo di Marco, e terminus a quo della parte seconda[19]. Come il cieco riebbe la vista nella guarigione, al termine di un processo, così l’identità di Gesù viene rivelata in un modo progressivo.

Possiamo concludere con l’affermazione che la pericope della donna sirofenicia si inserisce bene nel suo contesto immediato, sia dal punto di vista contenutistico, sia da quello grammaticale. All’interno di questa pericope troviamo i temi ed i motivi importanti per tutta la sezione di Mc 6,6b-8,26.

3. POSIZIONE DELLA PERICOPE NELLA STRUTTURA DEL VANGELO DI MARCO

La struttura dell’opera marciana, che abbiamo proposto prima, mostra chiaramente due parti principali del vangelo, con il culmine che è costituito dalla confessione di Pietro (8,27-30). La prima parte (1,14-8,26), situata in Galilea, rivela in modo progressivo la dignità messianica di Gesù. La seconda parte (8,27-16,8), collegata con Gerusalemme, presenta il cammino e l’attività del Figlio di Dio, che lo conducono alla morte e risurrezione. Il contenuto generale di queste due parti corrisponde al titolo del vangelo (Mc 1,1), presentando la persona di Gesù come il Cristo (Messia) e il Figlio di Dio. Proprio questa è la domanda principale, che si è posto l’evangelista: “Chi è Gesù?” (cf. Mc 4,41; 8,27). Proseguendo il suo schema di narrazione, il lettore del vangelo scopre l’identità di Gesù.

Nella prima parte dell’opera marciana la vera identità di Gesù viene riconosciuta dai demoni (cf. Mc 1,24.34; 3,11; 5,7). Gli uomini, fra i quali si trovano anche i discepoli di Gesù, non comprendono la sua missione (cf. Mc 1,27; 2,7; 3,21-22.30; 6,3.6a.14-16; 8,28). Dopo la confessione di Pietro a Cesarea di Filippo (Mc 8,27-30), i discepoli di Gesù sanno già che Egli è il Cristo, cioè Messia, ma non riescono ancora a capire la necessità della sua passione e della sua morte (cf. Mc 8,31-33; 9,31-37; 10,32-45). Proprio la sua passione, morte e risurrezione rivelano la sua identità di Figlio di Dio (cf. Mc 14,62; 15,39).

La pericope della donna sirofenicia (Mc 7,24-30) si colloca nella terza sezione (Mc 6,6b-8,26) della prima parte del vangelo (Mc 1,14-8,26), cioè nella cosiddetta “sezione dei pani”. Con il suo contenuto la pericope si inquadra bene nella progressiva rivelazione dell’identità di Gesù. Egli viene presentato qui con i tratti caratteristici del taumaturgo; alcuni elementi indicano la sua messianicità; infine viene riconosciuto come il “Signore”.

Come negli altri racconti dei miracoli nel vangelo di Marco, Gesù viene presentato come colui che può aiutare le persone malate[20]. Gesù è il taumaturgo che esercita il suo potere sopra gli spiriti immondi. La madre tormentata della figlia posseduta dal demonio viene da Lui, perché la sua fama è ormai diffusa anche fuori Galilea. Essa sa che Gesù può guarire la ragazza. Infatti, il potere di Gesù è cosi grande, che Egli non ha bisogno neanche di vedere la ragazza, ma compie il miracolo a distanza. Anzi, non deve pronunciare la formula di esorcismo per scacciare il demonio. Il ritratto di Gesù come taumaturgo viene completato nella nostra pericope dalla menzione della sua scienza soprannaturale: Egli sa che il demonio è uscito dalla figlia della Sirofenicia.

Già dall’inizio dell’opera marciana (Mc 1,1) il lettore sa che Gesù è il Messia. Nella nostra pericope il titolo “Messia” non ricorre, ma il tema della messianicità di Gesù viene ripreso dai tre interventi dell’evangelista. La menzione del desiderio di Gesù di restare nascosto (Mc 7,24a) si inserisce nel tema del segreto messianico. La menzione del pane e la ripresa del vocabolario collegato con le moltiplicazioni dei pani può alludere al banchetto messianico. La menzione della missione di Gesù rivolta “prima” (Mc 7,27) ai “figli” (giudei), allude alla sua  attività messianica nel suo insieme. Egli non esclude i pagani dalla partecipazione nei beni salvifici del regno di Dio.

Il titolo “Signore” che appare proprio nel centro del dialogo tra la donna sirofenicia e Gesù non sembra essere solo un titolo di gentilezza, ma pare che alluda al grande potere di Gesù sulla natura, sulle malattie, sugli spiriti immondi e sulla morte. Così viene richiamato il tema della signoria di Dio, che nel vangelo di Marco è collegato con la persona di Gesù. Il significato del titolo “Signore” diventa più profondo nel contesto delle parole e della genuflessione della donna. L’uso di quel titolo rivela che la Sirofenicia comprende le parole di Gesù, nel contrasto con i discepoli, che non comprendono il suo insegnamento.

Così, sia la posizione della pericope della donna Sirofenicia nell’intera opera di Marco, sia la sua funzione nel vangelo, porta il contributo significativo alla risposta sulla domanda principale dell’evangelista, che riguarda l’identità della persona di Gesù.

CONCLUSIONE

L’evangelista Marco alterna le opere potenti di Gesù e le sue parole (cf. Mc 1,27). La pericope di Mc 7,24-30 tratta di entrambi questi aspetti: Gesù opera il miracolo, ma il momento centrale del brano costituisce il dialogo tra Gesù e la donna sirofenicia. Questa pericope occupa il posto significativo sia nell’insegnamento, sia nella struttura dell’opera marciana. Collocandosi nella terza sezione della prima parte del vangelo, tocca i suoi temi principali: la missione di Gesù, la questione della sua identità e la dimensione della signoria di Dio. Con questi temi sono strettamente collegati i seguenti motivi: la fede[21], il discepolato e la comprensione o incomprensione di Gesù. In questo modo la collocazione della pericope nell’opera marciana, sia nel contesto immediato, sia nello schema narrativo del vangelo intero serve allo sviluppo del pensiero teologico di Marco.

 

STRESZCZENIE

Teologiczny wkład opowiadania o Syrofenicjance (Mk 7,24-30) w kontekst literacki Ewangelii Marka

Ewangelista Marek ukazuje naprzemiennie cuda dokonywane przez Jezusa i Jego nauczanie (por. Mk 1,27). Podobnie rzecz ma się w przypadku opowiadania o uwolnieniu córki Syrofenicjanki (Mk 7,24-30): Jezus dokonuje cudu (uwolnienia na odległość), jednak centralnym tematem jednostki jest dialog pomiędzy Nim a bohaterką opowiadania. Opowiadanie to doskonale wkomponowuje się w bezpośredni kontekst: w nauczaniu poprzedzającym perykopę Jezus znosi różnicę pomiędzy czystym a nieczystym pokarmem (Mk 71-23), teraz zaś znosi różnicę pomiędzy czystym a nieczystym człowiekiem (poganinem). Opowiadanie następujące po Mk 7,24-30 dotyczy cudu uzdrowienia głuchoniemego (Mk 7,31-37). Zostaje więc zachowana tendencja ukazywania Jezusa jako cudotwórcy: po uwolnieni przychodzi kolej na uzdrowienie. Gdy chodzi o miejsce perykopy o Syrofenicjance w kontekście całego dzieła Marka, należy zauważyć, że obecne są w nim zasadnicze tematy teologii ewangelisty: misja Jezusa, Jego tożsamość panowanie Boga nad całym stworzeniem. Lokalizacja opowiadania służy więc rozwojowi myśli i założeń teologicznych Marka.

 

SUMMARY

Theological Contribution of the Story of Syrophoenician Woman (Mark 7:24-30) into the Literary Context of Mark’s Gospel

Mark shows in his Gospel in alternating way miracles of Jesus and His teachings (cf. Mark 1:27). The same is true also in the story of Syrophoenician woman (Mark 7,24-30): Jesus performs a miracle (the deliverance on the distance), but the central theme of this story is the dialogue between Him and the woman. This pericope perfectly fits into its immediate context: in teaching that we have before our pericope Jesus cancels the difference between pure and impure food (Mark 71-23), and now He cancels the difference between clean and unclean man (Gentile). The story that follows Mk 7,24-30 concerns miracle of healing a deaf-mute (Mark 7,31-37). So Mark portrays Jesus as a miracle worker: after the deliverance comes the healing. When it comes to the place of the pericope in the context of the whole work of Mark, it should be noted that in the story of Syrophoenician woman are present the essential topics of theology of the first Gospel: the mission of Jesus, His identity, God’s dominion over all creation. The placement of this story in the structure of the whole Gospel serves to the development of theological assumptions Mark.

 

[1] J.P. MEIER, A Marginal Jew, II, Mentor, Message, and Miracles, New York – London – Toronto – Sydney – Auckland 1994, 659.

[2] S. HARĘZGA, Jezus i Jego uczniowie. Model chrześcijańskiej formacji w Ewangelii według św. Marka, Lublin 2006, 173-174.

[3] Questa struttura è stata proposta già da I. de la Potterie e viene sostenuta da molti studiosi anche oggi, “De compositione evangelii Marci”, VD 44 (1966) 135-141. La struttura essenzialmente simile viene proposta da diversi autori; R. PESCH, Il vangelo di Marco, I,  Testo greco e traduzione. Introduzione e commento ai capp. 1,1-8,26, Commentario Teologico del Nuovo Testamento II/1, Bresia 1980, 78-90; V. TAYLOR, Marco, Commento al Vangelo messianico, Assisi 1977, 80-87.

[4] Cf. Mc 6,8.37.38.41 – 2 volte. 44.52; 7,2.5.27; 8,4.5.6.14 – 2 volte.16.17.19.

[5] S. LÉGASSE, L’Évangile de Marc, LeDivC 5, I-II, Paris 1997; tr. italiana, Marco, Roma 2000, 304.

[6] J.H. Neyrey propone la struttura basata sulla catena degli eventi paralleli per Mc 6,31-7,37 e 8,1-26 (moltiplicazione, traversata del mare, arrivo, discussione con i farisei, dialogo, guarigione). Secondo lui la nostra pericope corrisponde con il dialogo di Gesù con i discepoli sul significato delle moltiplicazioni (8,14-21); J.H. NEYREY, “A Symbolic Approach to Mark 7”, ForFF 4 (1988) 63.

[7] J. ERNST, Das Evangelium nach Markus. Übersetzt und erklärt, RNT 2, Regensburg 1981, 332.

[8] I. de La Potterie intitola la pericope: “Syrophoenissa: conversatio de pane”; “De compositione evangelii Marci”, 139.

[9] Secodo alcuni scienziati la prima molteplicazione dei pani (6,35-44) sarebbe un simbolo della salvezza offerta ai giudei, la seconda invece (8,1-9) – ai pagani. Per rafforzare la loro opinione citano spesso le parole di Gesù (v. 27 della nostra pericope). Questo argomento non sembra ragionevole, perché in 6,35-44 i giudei sono già sfamati, in 7,27a invece non ancora; R.H. GUNDRY, Mark. A Commentary on His Apology for the Cross, Grand Rapids 1993, 376-378.

[10] J. ERNST, Das Evangelium nach Markus, 332; P. PIMENTEL, “The 'unclean spirits’ of St Mark’s Gospel”, ExpTim 99 (1988) 174.

[11] H. KINUKAWA, Women and Jesus in Mark. A Japanese Feminist Perspective, The Bible and Liberation Series, New York 1994, 51-52.

[12] C. MAZZUCCO, Lettura del Vangelo di Marco, Torino 1999, 92.

[13] R.H. GUNDRY, Mark. A Commentary on His Apology for the Cross, 376.

[14] T.A. BURKILL, New Light on the Earliest Gospel. Seven Markan Studies, Ithaca – London 1972, 70.

[15] Alcuni esegeti trovano argomento per affermare tale interpretazione nell’uso dei diversi sostantivi che indicano le “ceste” nei racconti della moltiplicazione. Il sostantivo ko,finoj (6,43), usato nel primo racconto, significa il cestino nel quale gli ebrei portavano il cibo; il sostantivo spuri,j (8,8) è una parola che indica le ceste in genere. L’argomentazione viene rafforzata dalla menzione delle cifre diverse: il numero “dodici” che era molto caro e significativo per gli ebrei, appare nel primo racconto; la cifra “sette” invece, che richiama l’idea dell’universalismo e pienezza, si trova nel secondo racconto; T.A. BURKILL, “The Syrophoenician Woman: The Congruence of Mark 7: 24-31”, ZNW 57 (1966) 30.

[16] R. PESCH, Il vangelo di Marco, I, 607; P. PIMENTEL, “The 'unclean spirits’”, 174. D. Rhoads rafforza questa aromentazione delineando la struttura concentrica di Mc 6,30-8,10:

A: Gesù moltiplica il pane per cinque milla giudei nel loro territorio (8,30-44) e poi cammina sulle acque (8,45-52);

B: Gesù guarisce coloro che vengono da Lui (8,53-56);

C: Gesù è nella discussione con i farisei sul prendere cibo con le mani impure (7,1-13);

D: Gesù insegna ai suoi discepoli, dichiarando “mondi tutti gli alimenti” (7,14-23);

C: Gesù scaccia lo spirito impuro dalla figlia di una pagana (impura) nell’impuro territorio pagano (7,24-30);

B: Gesù guarisce un sordomuto nel territorio pagano (7,31-37);

A: Gesù moltiplica il pane per quattro mila pagani nel loro territorio (8,1-10).

Sulla base di queste considerazioni l’autore afferma che la posizione della nostra pericope nel suo contesto non è casuale, ma ben precisa; D. RHOADS, “Jesus and the Syrophoenician Woman in Mark. A Narrative – Critical Study”, JAAR 62 (1994), 348.

[17] C. MAZZUCCO, Lettura, 93.

[18] J.D.G. DUNN, Christianity in Making, I, Jesus Remembered, Grand Rapids – Cambridge 2003, 218-219; R. PESCH, Il vangelo di Marco, I, 600-601.

17 I. DE LA POTTERIE, “De compositione evangelii Marci”, 137.

[20] N.R. PETERSEN, “The Composition of Mark 4:1-8:26”, HThR 73 (1980) 215-216.

[21] A. KOWALCZYK, Geneza Ewangelii Marka, Pelplin 2004, 233.

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